Una patologia? No, una condizione
Calvizie, le cause
In media, ogni persona perde da 50 a 100 capelli al giorno, una quantità trascurabile rispetto agli oltre 100.000 che possediamo. Ma cosa succede se il numero aumenta significativamente? Sopraggiungono il diradamento o la perdita totale. La calvizie può colpire indistintamente uomini, donne e bambini, ma non è una patologia o un disturbo da curare. È una condizione. Non tutti però riescono a conviverci. Per molti può diventare una problema ed essere causa di risvolti psicologici rilevanti. Da qui, la necessità di affrontarla e risolverla in modo definitivo.
Le cause principali della calvizie possono includere:
i risvolti psicologici della calvizie
E per le donne?
Circa il 30% delle donne soffre di diradamento e assottigliamento dei capelli, la cui perdita può interessare l’area centrale della testa o la sua sezione frontale. È ormai opinione condivisa che le donne vivono la calvizie femminile in maniera più traumatica rispetto agli uomini. Esse, infatti, ponendo maggiormente attenzione al proprio aspetto esteriore, finiscono per sentirsi da questo tradite. Il non poter più contare su una chioma folta e sana crea disagio, facendo calare l’autostima, aumentando il senso di vergogna e portando i soggetti interessati ad abbandonare le relazioni sociali e a isolarsi per timore di essere giudicate. Una condizione che rischia di essere fonte di ripercussioni a livello psichico che non vanno assolutamente sottovalutate.
Le cause principali della calvizie femminile, oltre a quelle generali sopra citate, possono includere:
La più comune
Alopecia androgenetica
L'alopecia androgenetica - o “calvizie comune” - è causa di quel diradamento progressivo del cuoio capelluto che, nel corso della vita, coinvolge circa l'80% della popolazione maschile e il 50% di quella femminile. Entro certi limiti, è una condizione assolutamente fisiologica. Ma può accadere che vi sia un aumento delle funzioni compiute dagli ormoni androgeni e che in alcune zone del cuoio capelluto vi sia una riduzione dell’attività dei follicoli piliferi. Follicoli che diventano sempre più piccoli fino alla perdita di capelli. E se il bulbo pilifero si atrofizza, di capelli non ne nascono più.
Le cause?
Problemi ormonali, di alimentazione, di mancanza di alcuni nutrienti - come le vitamine D e A, il ferro o specifici amminoacidi - stress o allergie. A volte, anche un un’alterazione del sistema immunitario o della tiroide, il sopraggiungere della menopausa, alcuni farmaci o trattamenti antitumorali, un’insolita perdita di peso e, non per ultimo, una fisiologica predisposizione genetica.
Si possono prevenire?
Altre tipologie di calvizie
Le altre tipologie di calvizie, essendo causate da fattori esterni, si possono più facilmente prevenire.
La calvizie stagionale è un fenomeno temporaneo che si riscontra soprattutto nei mesi autunnali, quando i capelli possono subire una perdita in misura molto maggiore rispetto al normale (da 2 a 4 volte di più). Ma è una calvizie che non deve preoccupare.
La calvizie psicogena, invece, è causata da disturbi di personalità, ansia continua, stress, shock traumatico o depressione che vanno ad alterare il funzionamento ormonale dell’ipotalamo e dell’ipofisi, portando a fenomeni di infiammazione follicolare o di iperseborrea.
Nella calvizie areata, infine, la più antiestetica, la perdita dei capelli è quasi improvvisa e avviene a chiazze. Nella maggior parte dei casi, sorge durante l’adolescenza, risolvendosi da sola nel tempo. Colpisce appena 1 persona su 10.000.
Autovalutazione per lui
Scala Norwood-Hamilton
Per misurare il grado di avanzamento dell'alopecia androgenetica maschile, si ricorre alla Scala Norwood-Hamilton strutturata in 7 livelli. Questa scala è stata introdotta per la prima volta da James Hamilton negli anni '50 e successivamente rivista e aggiornata da O'Tar Norwood negli anni '70.
Soggetti che non soffrono di calvizie
Primo arretramento dell’attaccatura dei capelli nella zona frontale-temporale. Ancora non si può parlare di un fenomeno di vera e propria calvizie.
L’arretramento dall’area frontale-temporale diventa più evidente. Dalla forma più acuta del terzo stadio, detta “Stadio III Vertex”, si incomincia a parlare di calvizie.
Prosegue “la ritirata” dall’area fronto-temporale e frontale con un maggior diradamento nel vertice. La stempiatura diventa ora una vera e propria calvizie che si può notare.
La calvizie anteriore e posteriore si avvicinano tra loro.
La calvizie è ormai molto accentuata sia lato frontale che lato vertice e tutto ciò che rimane è una coroncina di capelli in area temporale e occipitale. La caduta si estende ai lati e nell’area posteriore, sulla nuca.
Permane solo una striscia di capelli lunga e stretta da un orecchio all’altro, a volte molto assottigliata. Questa fase “definitiva” e grave è anche conosciuta come “calvizie ippocratica”.
Autovalutazione per lei
Scala Ludwig
La Scala di Ludwig, ideata nel 1977, indica il grado di diradamento dei capelli nelle donne e si struttura in 3 livelli. Nonostante le varie revisioni succedutesi nei decenni da parte di altri specialisti, questa impostazione iniziale resta una pietra miliare nello studio dell’alopecia androgenetica femminile.
Questa alopecia discreta è caratterizzata da una piccola linea centrale diradata, dove i capelli sono diventati così sottili da permettere di intravedere il cuoio capelluto. È una linea che può essere mascherata cambiando pettinatura, ma si consiglia di rimediare al più presto possibile, onde evitare che peggiori..
La densità dei capelli è visibilmente diminuita in tutta la parte superiore e centrale della testa, con il cuoio capelluto che diventa sempre più evidente. I capelli crescono più lentamente, più sottili e di peggiore qualità.
Lo spazio libero centrale è ampio ed evidente, con una densità dei capelli è molto bassa. La zona interessata inizia a prendere una forma circolare ed è così estesa da ricordare l’alopecia androgenetica maschile nelle sue fasi più avanzate. Questo stadio è il meno comune e la percentuale di donne che lo raggiungono è molto bassa.